Su un roccioso tricolle, nell’alta valle del fiume Ofanto, ai confini tra la Campania e la Puglia, sorge lo splendido comune di Monteverde a 740 metri sul livello del mare.
In questo luogo, le prime testimonianze della presenza umana risalgono già dall’età del Neolitico, ma la prima popolazione stanziale fu quella degli Irpini, gruppo italico dei Sanniti, che impiantò un villaggio agricolo-pastorale, fortificato da una cinta muraria a secco, di cui pochi resti sono ancora visibili sul Serro dell’Incoronata. Durante la terza guerra sannitica, nel 293 a. C., le sue roccaforti vennero distrutte dai Romani e dai Lucani. I pochi superstiti si rifugiarono nelle grotte del Serro del Castello; assoggettati al controllo delle legioni romane, rimasero isolati anche dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente. Nell’Alto Medioevo, grazie alla religione cristiana, si estese il culto di Sant’Anna (officiato poi nella cappellina del castello), quello di Santa Caterina di Alessandria (venerata come patrona in una chiesa-grancia capituli nei pressi del castello) e di San Michele Arcangelo (compatrono, festeggiato l’8 maggio). Con l’invasione dei Longobardi nel VI secolo d.C., furono innalzati i primi torrioni (donjon). Ne divennero signori i principi Francesco e Ferrante Orsini. Monteverde diventò una fortezza militare, come testimonia una pergamena di epoca e scrittura longobarda, datata 897, e conservata nel museo di Barletta, in cui la si definiva “Castrum Montis Viridis” sull’omonimo Serro del Castello. Il toponimo fa chiaro riferimento al verde degli allora estesi boschi.
Nel 1059 Monteverde diventò terra normanna, il primo signore fu Goffredo, conte di Andria e di Cisterna, della potente famiglia dei Balbano e acceso sostenitore degli Altavilla. Si istituì la sede vescovile e la sua dimora fu il castello. Dopo il Mille fu costruita la Cattedrale di Santa Maria Maggiore o di Nazareth, successivamente affiancata da un palazzo episcopale, demolito nel 1882.
Nel 1532 il feudo passò ai Grimaldi, principi di Monaco, e dal 1662 ai Caracciolo. Nel 1531 la diocesi di Monteverde fu unita a quella arcivescovile di Barletta fino al 1818, quando fu incorporata definitivamente da Sant’Angelo dei Lombardi. Nel 1695 il calabrese Michele Sangermano acquistò dal Regio fisco di Napoli per 8500 ducati il feudo di Monteverde. Sotto il dominio borbonico iniziò per il borgo la nascita di una locale piccola borghesia terriera ed intellettuale, che, cavalcando le calamità naturali (sisma del 1815, morbo asiatico del 1854) le crisi interne, condusse il paese ingrandito ed urbanizzato all’Unità del Regno d’Italia del 1861. Immediata e violenta fu la reazione borbonica della banda del brigante Crocco (Carmine Donatelli), che assalì e saccheggiò il paese occupando il castello baronale. Nel 1899 l’ultimo discendente dei Sangermano, insieme a un gruppo di “amanti di cose archeologiche”, scoprì una serie di tombe di guerrieri sanniti, ricchi di arredi funebri e vasellame. Agli inizi del Novecento molti partirono per le Americhe in cerca di fortuna; durante i due conflitti mondiali il borgo fu servito dalla rete idrica, fognaria, elettrica e collegata con lo scalo ferroviario. Con la caduta del regime fascista e della Monarchia si esaurì anche il ruolo della piccola ed elitaria borghesia terriera. Negli anni ’60 la popolazione si spostò verso Nord, in seguito al boom economico, e la conseguenza per il paese fu la riduzione progressiva del numero di abitanti. Nonostante i continui assedi e il sisma del 1980, l’abitato è stato ogni volta recuperato e conserva ancora il suo straordinario paesaggio ricco di boschi.