Le origini di Morra sono molto antiche. Contrariamente a quanto potrebbe apparire, il nome del paese non deriva dall’omonima famiglia feudataria del luogo, i principi Biondi-Morra, bensì dal toponimo, che indica “altura”, “monticello”, “cumulo di pietre”, quindi un luogo costruito su di un’altura (c.ca 820 m.), in una zona rocciosa. In dialetto morrese la parola “murricine”, peraltro significa “mucchio di pietre”. I reperti archeologici scoperti nel 1985, provano l’esistenza di abitati risalenti già al tempo della cultura di Oliveto-Cairano, che si sviluppò tra il IX e VI secolo a.C. nell’alta valle dell’Ofanto e del Sele. Le ceramiche rinvenute nella necropoli di Piano Cerasulo, utilizzata in un arco di oltre duecento anni tra VIII e V secolo a. C., testimoniano la continuità di un significativo insediamento sannitico. Al suo interno sono state scoperte le diciotto tombe più antiche dell’Irpinia, con relativi corredi funebri. Altre tombe risalenti al V secolo a. C. testimoniano l’influsso greco della costa. Dopo la rivolta degli Irpini dell’80 a. C., Morra fu conquistata dai romani capeggiati da Silla e le sue terre furono distribuite ai Liguri. Venne incentivata l’agricoltura con una massiccia e deleteria opera di disboscamento, creando le tipiche centuriazioni. L’Alta Irpinia ebbe una buona rete di strade tra cui la Domizia, e l’Appia che passavano a pochi chilometri dalla Morra attuale, dove fu collocata la stazione di Sub-Romula. Per la sua posizione strategica sull’Ofanto venne continuamente coinvolta nelle guerre tra Longobardi, Bizantini e Saraceni. Molto probabilmente è di questo periodo la tomba di una donna, ritrovata a Serro Torone, nella località Caputi/San Vitale, insieme ad una croce astile e ad una bellissima fibula dorata a disco, tomba che aveva una copertura in pietra a doppio spiovente con acroteri ed epigrafe, sicuramente un riuso del periodo tardo imperiale romano. Dall’847 al 1094 si hanno tre terremoti. In questo periodo Morra è uno dei castelli fortificati che fanno capo al Gastaldato di Conza. All’inizio del ‘200 il feudo dei Morra comprendeva, oltre a terre nel Cilento e sul Vulture, anche Teora, Caposele, Calabritto, Sant’Angelo dei Lombardi, Lioni, giungendo fino a Vallata e a Frigento, dove ancora oggi resistono i ruderi di una rocca detta “il Pesco di Morra”. La famiglia Morra (dal nome di un condottiero goto “Morras” che combattè nella guerra greco-gotica secoli prima) veniva coinvolta nella fallita congiura di Capaccio (1245-1246) contro l’Imperatore Federico II, che, punì severamente i membri della famiglia e ne revocò molti possedimenti. Nel 1320 ha inizio un quarantennio in cui le campagne di Morra sono infestate dai briganti; resteranno famose in particolare le bande di Mariotto e Ursillo, che arriveranno a contare fino a 400 uomini. Passato poi agli Zurlo ed ai Caracciolo il paese tornò ai Morra dal 1618 fino all’abolizione della feudalità (1806). La sua classe borghese partecipò ai moti risorgimentali. Diede i natali a Francesco De Sanctis (1817-1883), il grande politico e critico letterario, che nel 1848 partecipò ai moti rivoluzionari di Napoli, arrestato e imprigionato per tre anni a Castel Dell’Ovo, il 9 settembre 1860 fu nominato Governatore di Avellino da Garibaldi. Nel 1861 venne eletto deputato al Parlamento nazionale e divenne il primo ministro della pubblica istruzione del Regno d’Italia (governo Cavour). Al principio del 900 molti morresi lasciarono il paese per le americhe ed, in seguito, per la Svizzera. Dal 1934 Morra Irpina fu denominata Morra De Sanctis in onore del grande concittadino. Nel settembre del 1943 Morra, come tutta l’alta valle dell’Ofanto, fu testimone delle incursioni aeree alleate sulle truppe tedesche di passaggio per la Sella di Conza. Subì la furia del terremoto del 1980, che, distrusse il settanta per cento del paese. Grazie a una generosa attività di solidarietà il paese è uscito dal suo stato d’emergenza e oggi gode dei suoi beni architettonici restaurati.