Il territorio di Torella fu abitato da Osci e Sanniti, che purtroppo, non lasciarono segni tangibili sul territorio. Con la conquista dei Romani e la divisione delle terre irpine ai suoi veterani, la lingua osca fu sostituita dal latino. Posta sulla via Appia, che collegava Roma a Brindisi, la città fu soprannominata “regina viarum”, e si assistette a un graduale sviluppo della civiltà. Il rinvenimento di monete e corredi funebri, e la presenza di epigrafi funerarie sono la prova tangibile che i Romani abitarono per lungo tempo le terre di Torrella.
Dopo le incursioni dei Goti, il territorio fu interessato dalla presenza dei Longobardi, i quali conquistarono Conza, elevandola a gastaldato. Difatti, nell’848 d.C., avveniva la divisione del ducato longobardo in due principati: quello di Salerno, a cui appartenne il gastaldato di Conza, e quello di Benevento (Frigento segnava il confine dei due principati). Per difendere questi confini il principe di Salerno costruì alcune fortezze a Guardia Lombardi, Sant’Angelo dei Lombardi, Monticchio e Torella, mentre il principe di Benevento costruì per sua difesa il castello di Rocca S. Felice. Torella si trovò così ad avere un proprio castello, un feudatario e un feudo alle dipendenze del principe di Salerno fino al 1076 d.C., quando fu conquistata dai normanni di Roberto il Guiscardo. Dal XII passò sotto il dominio dei Saraceno; ma, nel 1529 Sigismondo Saraceno, marito di Ippolita Carafa e padre di ben otto figli, sperperò tutto il patrimonio della sua famiglia e fu costretto a mettere in vendita tutti i suoi beni, compreso il feudo di Torella, che fu acquistato dalla famiglia Caracciolo. Costoro, insigniti del titolo di principi di Torella, guidarono la città per ben quattro secoli. Nel 1889 Umberto I concesse il titolo di Marchese di Candriano a Giuseppe Caracciolo, che morì senza figli nel 1920. Il titolo nobiliare e il castello-palazzo andarono al nipote Camillo Ruspoli, che morì nel 1949, e nel 1959, la vedova donò la struttura al Comune.
L’etimologia del nome da cui prende origine Torella ha sempre destato grande curiosità e diverse sono le ipotesi che intervengono a tale riguardo: secondo alcuni la denominazione deriva dal rito pagano degli Osci di sacrificare i tori; invece, secondo i racconti tramandatici da Tito Livio, i giovani Sanniti, si facevano guidare dai tori per trovare nuove terre dove edificare la propria casa e creare una nuova comunità, raggiunto lo scopo avrebbero poi ucciso l’animale in onore delle divinità protettrici. Un’altra spiegazione del nome “Torella” potrebbe derivare dal fiume che l’attraversa, l’Ofanto, definito dal poeta Orazio nelle sue Odi “tauriforme”, poiché, precipitoso e violento come un toro. Più recente risulta essere la leggenda del mercante, che, a causa del suo lavoro, si sarebbe trovato nella condizione di attraversare una via di campagna abitata da un “toro indomito”, e qualora avesse scampato il pericolo, avrebbe giurato alla Madonna di dedicarle una chiesa. Ricevuta la grazia, l’uomo avrebbe fatto edificare la Chiesa della Madonna del Perillo o del pericolo, le cui rovine sono ancora visibili al di sotto del castello. Difatti, questa è stata la prima chiesa della città, e probabilmente il primo agglomerato urbano chiamato Torella, a ricordo del terribile animale, si sarebbe raccolto intorno all’edificio sacro. Nel 1862 il nome è stato integrato per evitare la confusione del Comune irpino con altri omonimi.
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