L’antica cattedrale di origine bizantina sorgeva nella zona compresa fra Largo Campanile Vecchio e via Vescovado Vecchio. Distrutta dai terremoti del 1694 e del 1732, solo uno stemma episcopale, una lastra tombale e una epigrafe risalente alla prima costruzione del 1619, dedicata alla Madonna del Carmine, ad opera del notaio Annibale Formoso, furono salvati dal disastro.
Al suo posto, venne edificata una seconda costruzione ai margini del castello, sui terreni donati dal duca Procopio Maria d’Egmont, erede di Francesco Pignatelli, utilizzando anche parte dei materiali dell’edificio precedente, come i bassorilievi romanico-gotici che impreziosiscono il portale. Essa fu portata a termine nel 1747 dal maestro Pietro de Pagano infatti nel fregio del cornicione leggiamo:
M. PETRUS D. PAGANO QVVM HOC TEMPLUM FECIT 1747
Suddivisa in tre navate, conserva reperti del XVII secolo, come un coro ligneo intagliato realizzato da maestri locali o di Bagnoli Irpino e l’altare maggiore in marmi policromi. La cappella, che chiude la navata sinistra, accoglie l’altare del SS.mo Sacramento. Nella navata destra vi è il Battistero in pietra del 1577, su cui è scolpito lo stemma del Vescovo Pietrantonio Vicedomini (1574–1580).
Sulla parete laterale della Cattedrale, quasi affiancate vi sono due lapidi: quella a sinistra, risalente al 1887, celebra i morti italiani in Africa del 25 e 26 gennaio di quell’anno, l’altra lapide sulla destra è molto più antica, riporta due date, 1518 e 1657, e il seguente testo:
RAINALDVS ET VALERIVS NEPOS
AQVITES TROIANI SIMVL EPISCO
PI BISACIENSES SIBI ET ECCLESIE DI
VERSORIVM POSVERE AN D MDXLIX
F.I. CIANTES E. AD IVRA
ECCLESIAE SERVANDA TRANS
TVLIT A. D. MDCLVII
Accanto alla Cattedrale fu eretto il campanile nel 1820, ma a causa di una serie di controversie fu abbattuto e ricostruito solamente nel 1925 grazie ai contributi della popolazione e dei bisaccesi emigrati in America. Sulle pareti del Campanile sono esposte delle lapidi, contributo alle vittime bisaccesi nella Battaglia di Caporetto.