San Guglielmo da Vercelli, consacrato monaco nell’anno 1100, fu pellegrino ed eremita. Giunse nella piana del Goleto nel 1131, dove iniziò subito la costruzione dell’Abbazia dopo aver fondato la Congregazione Verginiana sul monte Partenio. Da alcuni studiosi ritenuto ‘monastero doppio’ per la contemporanea presenza di monache e monaci, fu retto nella sua età più florida dalle badesse fino al 1506, quando il monastero femminile fu soppresso per volere di Papa Giulio II. Da allora furono i monaci a menare avanti la vita dell’Abbazia. Con la soppressione degli ordini religiosi del 1807, il monastero cadde in rovina: il corpo del Santo fu traslato a Montevergine, gli arredi più importanti trasferiti a Sant’Angelo o portati a Nusco e Lioni, lasciando all’incuria del tempo e alla rapina dell’uomo le sacre pietre del fabbricato. Solo nel 1973 si cercò di recuperare il sito grazie all’intervento di Padre Lucio De Marino, ma il violento terremoto del 1980 arrecò nuovi e ingenti danni alle già fatiscenti strutture. Una mirata opera di ricostruzione e restauro restituisce oggi parte dello splendore del luogo, abitato dai monaci della famiglia di ”Charles de Foucauld”. Tra gli elementi di maggiore interesse emerge la struttura architettonica che ospita le due cappelle sovrapposte: quella superiore, risalente al XIII secolo, è detta di San Luca perché sorta per ospitare una reliquia del Santo. La chiesa è suddivisa in due navate, definite da due colonne centrali e dieci semicolonne laterali, che reggono volte ogivali; suggestivi gli affreschi superstiti, che conservano alcune scene di vita di San Guglielmo e due medaglioni raffiguranti le badesse Scolastica e Marina. Gli elementi federiciani della cappella superiore divergono dall’architettura pugliese del XII secolo che sembra contaminare lo stile della chiesa inferiore, che tuttavia conserva lo schema della chiesa di San Luca. La Torre Febronia è così nominata in onore della badessa che ne ordinò la costruzione nel XII secolo. Il mastio si compone di pietre squadrate di un preesistente monumento funerario del console romano Marco Paccio Marcello, e ancora si possono ammirare i fregi e alcuni bassorilievi del I secolo d.C. Lo scopo della costruzione era chiaramente difensivo, analogo a quello del donjon nell’architettura dei castelli. Di grande valore storico e artistico è pure quanto resta della chiesa del Vaccaro, i cui lavori di costruzione iniziarono nel 1735. La pianta era a croce greca e l’edificio sormontato da una grossa cupola; le pareti si presentavano adorne di stucchi e la bella scala d’accesso è oggi ricostruita da nuovo sul modello di altre scalinate vaccariane. L’Abbazia del Goleto è senza dubbio uno dei luoghi più suggestivi del sud della penisola, ed è oggi meta di pellegrinaggio sempre più apprezzata e frequentata.