Nell’area dell’attuale casa comunale sorgeva, fino al sisma del 1980, una residenza signorile appartenuta ai Cecere, che seguirono i Caracciolo da Napoli ed edificarono il fabbricato nel 1537.
Vari erano gli elementi architettonici di interesse, il palazzo era molto ampio e ricco di elementi lapidei. Maestranze napoletane del XVI secolo giunsero a Sant’Angelo per lavorare la pietra locale e fare della dimora Cecere un piccolo capolavoro dell’architettura del tempo.
Di quella costruzione restano nella sede originaria dei portali di ingresso e vari elementi decorativi. Gli altri elementi lapidei recuperati dalla struttura crollata sono esposti alla sommità dell’insula che comprende il municipio. La mostra permanente è stata allestita nel 2014, grazie al contributo di Nino Vendomì, figlio di emigranti a New York.
Si tratta di frammenti di portali, piedritti, architravi e varie componenti lapidee. Molte di queste parti conservate sono state nel tempo più volte reimpiegate, rendendo difficile oggi stabilirne la funzione e l’ubicazione originarie. I frammenti riportano motivi vegetali e militari a classico scopo decorativo e varie figure e volti umani, dal tipico gusto rinascimentale. Tra gli elementi di maggior interesse vi sono il portale del Redentore, con la figura del Cristo al centro dell’architrave, il portale degli sposi, con i volti dei coniugi, lo stemma araldico della famiglia Cecere, rappresentato da un pellicano nell’atto di strapparsi le carni dal petto per nutrire i piccoli e altre figure scolpite nella pietra.